La recensione di Viola! Viola! Duce! Duce! di Agostino Gori. Il libro di Francesco Russo sarà presentato alla nuova biblioteca di Montevarchi il 27 luglio alle ore 21. Altri appuntamenti sono fissati nel mese di luglio.
Non fatevi ingannare dal titolo. Non è il solito resoconto di un tifoso sulla storia della propria squadra, né un piccolo trattato su un periodo, difficile da raccontare, della storia d’Italia. Ma è la piacevole storia di vita di quattro ragazzi alle prese con l’adolescenza e la maturità che si innesta tra calcio e periodo fascista. Un’opera prima, che come tale va valutata, di un giornalista-scrittore sicuramente in possesso dei ritmi della narrativa e dei mezzi della scrittura romanzesca. Un romanzo che ricorda, piacevolmente, la letteratura fiorentina degli anni quaranta del secolo scorso che descriveva la povertà a volte forte dell’epoca, unita però ad una grande dignità e, talvolta, anche ad ingenue (ma pure) aspettative per il proprio futuro: nei personaggi del Russo pare intravvedersi, per nella loro diversità, qualcosa di quelli di Nando Vitali de La Vallata. Dunque sono le aspettative di questi quattro giovani fiorentini a farla da padrone in questo racconto, aspettative che, siano essere amorose, siano esse calcistiche, siano esse rivolte al riapparire dell’Impero si intrecciano inevitabilmente; sullo sfondo il calcio e la storia d’Italia.
Non mancano, oltre a fatti storici ben ricostruiti e non frutto di mera fantasia, slanci romanzeschi permessi dal genere narrativo e da non stigmatizzare troppo se risultano al limite della verosimiglianza. Trattasi, so si ripeta, di romanzo che ben può contenere episodi di raccordo frutto di mera fantasia. Sicuramente gli studi del Russo, laureato in scienze politiche, sono stati messi bene a frutto specie nella ricostruzione dei fatti di guerra la cui narrazione pare fedele a quanto riportato dai libri di storia.
Anche il finale merita una menzione: qualcuno lo potrà giudicare un po’ troppo “facile” o addirittura preordinato alla scrittura di un sequel. Al contrario, a mio parere, oltre ad essere perfettamente in linea con la storia narrata, lascia quel doveroso senso di incompiutezza che ben accompagna la nostalgia della fine lettura che ogni lettore conosce bene.
In conclusione, una lettura interessante e piacevole. Fuori dal coro e ben congeniata. Per assaporare di nuovo la pura ingenuità della gioventù e di quei tempi, approfondendo, se vogliamo, anche alcuni aspetti di Firenze e della sua provincia, della sua classe operaia e di quella borghese.
Agostino Gori