Le parole di Delio Rossi nella conferenza di presentazione allo stadio Artemio Franchi. Insieme a lui il direttore sportivo Pantaleo Corvino. Il tecnico si è dichiarato entusiasta della sua nuova avventura in viola.Corvino: Per una società e per un direttore sportivo non è un momento facile. Ci sentiamo di dover salutare e ringraziare Mihajlovic. Conosco Delio Rossi da tanti anni, arriva qua fino al 2013 con l’opzione da parte della Fiorentina fino al 2014. Sapete che passare da un ciclo all’altro possono esserci delle turbolenze, speriamo che non ci siano.
Rossi: Il mio primo pensiero va alla dirigenza della Fiorentina, che mi ha dato la possibilità di allenare una piazza così importante. Questa sarà una sfida affascinante. Il secondo pensiero va a Sinisa. Qualsiasi cosa dicessi sarebbe una cosa di circostanza. Posso comunque dirgli: Solo chi non è abituato a cadere non si rialza. Purtroppo dopo tanti anni sono stato costretto a cambiare l’allenatore. Con Delio ho già lavorato a Lecce, eravamo in basso nella prima parte di campionato. Ma nel girone di ritorno siamo arrivati decimi. La mia peggiore giornata a Firenze è stata quella di ieri, so che Sinisa ha messo l’anima per allenare la Fiorentina. A volte il calcio è fatto di essere più fortunati di un altro. Non era facile succedere a Prandelli e purtroppo ci sono stati condizionamenti che hanno reso la situazione difficile per Sinisa. Non ero fermo perchè non avevo occasioni, ma io mi conosco, avevo bisogno di un’occasione, che mi facesse pensare: questa voglio viverla. So che c’è grande aspettativa nei miei confronti, io spero che sia all’altezza. Io ero accostato a molte società dove c’erano panchine turbolente, tuttavia erano sempre società importanti. Ho sentito telefonicamente sia Diego che Andrea Della Valle, ma anche Cognigni. Mi ha fatto piacere il messaggio di Renzi. Io sono l’allenatore, non vendo niente, non faccio promesse. L’unica cosa che posso vendere è la mia professionalità. Darò tutto me stesso per portare in alto questi colori. Gli obiettivi non vanno dichiarati, ma centrati. In questo momento è sciocco darsi degli obiettivi. Non ho visto nessuno a parte la dirigenza, non posso dire niente sulla squadra. Gli obiettivi si dichiareranno a primavera. Montolivo? Non so niente su questa storia, finchè non vedo non saprò nulla. Io valuterò i giocatori durante la partita e durante gli allenamenti, così faccio io. Non vado a vedere le partite dal vivo. Ho sempre lavorato con i giovani, mi piace lavorare con loro. Io so che è una piazza esigente che ha il gusto del bello. Io credo in tre cose: il lavoro, il lavoro e il lavoro. Non ho già individuato i problemi di questa squadra, non sono Padre Pio. Io credo in una squadra organizzata sia nella fase di possesso che nella fase di non possesso. Ma ogni allenatore crede in se stesso, non mi sento Zeman. Io faccio l’allenatore non il poliziotto, ma in una società civile ci devono essere delle regole. Io voglio dei giocatori che vivono per la squadra e per il proprio lavoro, chi non ha queste caratteristiche non è idoneo a giocare con me. Tanto so che mi farà vincere una partita, ma me ne farà perdere due. Io devo allenare Jovetic per dare un giudizio idoneo. Ho accettato Firenze perchè quando ho sentito la chiamata ho pensato che qua si potesse fare calcio come voglio io. Il calendario? mah, l’ho saputo solo ieri dove giocava la Fiorentina la prossima domenica. Se devo cadere mi piace cadere dall’alto. Berhami? Con me giocava terzino, poi l’ho visto centrocampista centrale, poi l’ho visto giocare davanti alla difesa, il giocatore non ha perso le sue caratteristiche, ha fatto bene in queste nuove esperienze.