Fiorentina, un punto dal quale ripartire
Un pareggio che dà consapevolezza alla squadra, un passo verso la normalità, un passo per uscire dalla spirale negativa nella quale la Fiorentina era entrata dopo l’esonero di Pioli. Ci voleva questa partita gagliarda contro la Juventus, squadra mangiatutto della Serie A, che ha relagato da anni tutte le rivali a giocare un altro campionato, quello per il secondo posto. Una squadra che ha mancato solo l’obiettivo Champions, agognato, sfiorato e mai raggiunto, ma che è a tutti gli effetti una tra i top team europei. Battersi alla pari contro l’esercito bianconero è un segnale forte e chiaro: Montella sta trovando la quadratura del cerchio. I passi falsi contro il Napoli e contro il Genoa possono starci proprio perché ad agosto ancora la materia prima a disposizione non era la migliore. Mancavano Dalbert, Caceres e soprattutto Ribery. Tre elementi che hanno letterlamente reso la Fiorentina una squadra tosta e sicura che è solo una lontana parente di quella vista nelle prime due giornate di campionato. Senza nulla togliere ai giovani dalla bellissime speranze Ranieri, Venuti e Sottil, con i due sudamericani e il campionissimo francese la musica è cambiata e la prima ad accorgersene è stata la Juve che si sfrega le mani per il punto guadagnato, perché Sarri non ha battuto neanche un corner e ha avuto tanta fortuna. Ma ridurre il pareggio di sabato al fatto che CR7 e compagni siano incappati in una giornata abulica a causa del caldo e dell’erba fine che rendeva più scorrevole il gioco (si ascolti il tecnico dei piemontesi nel post partita) serve a sminuire i reali valori della Fiorentina. Montella ha imbrigliato Sarri e non ha sbagliato una mossa, se solo ci fosse stata un po’ di fortuna, il gol sarebbe arrivato. Higuain è stato cancellato dagli encomiabili Milenkovic e Pezzealla e Ronaldo ha capito fin da subito che sotto la torre di Maratona quest’anno non sarebbe stata la solita passeggiata d’onore e questo concetto lo ha metabolizzato in pieno, quando Ribery lo ha rincorso e gli ha sottratto il pallone mentre era lanciato in contropiede. Il pubblico viola esce soddisfatto dal campo di Marte, finalmente c’è un sorriso e una squadra che pian piano sta tornando ad essere quella che qualche anno fa vinceva e faceva divertire. Qualcosa ancora da registrare c’è, ma finalmente ci si alza in piedi per la standing ovation quando escono Ribery e Castrovilli. Ed è soprattuto sul giovane centrocampista che ci si deve soffermare, perché quel numero otto ha davvero la stoffa del campione. Montella lo ha già consacrato: “Se inizia fare qualche gol, potrebbe diventare il degno erede di Antognoni”. Il ragazzino pugliese a centrocampo ha un altro passo, visione di gioco e idee e sta diventando una delle colonne portanti della mediana gigliata. Il futuro è suo e quindi non resta altro che aspettare. Intanto dopo il primo punto conquistato del campionato, il terzo della seconda era Montella (proveniente da un altro zero a zero, come contro Bologna e Genoa) è un punto ben più pesante di quelli dello sciagurato finale della scorsa stagione. Fermare la Juve, dopo due anni che i bianconeri passeggiavano al Franchi non è cosa da poco. E adesso domenica torna un’altra che gioca in Champions, quell’Atalanta di Gasperini che lo scorso anno ha dato moltissimi dispiaceri a Montella. Sul neutro di Parma ci sarà la rivincita, Firenze vuole una pronta vendetta per la semifinale di Coppa Italia e per il ko in campionato. Sappiate che la fame di vittorie in riva all’Arno non è tanta, è tantissima.