Un campionato iniziato in sordina per l’Under 17 azzurra ma con prestazioni in crescendo come dimostra l’ultima convincente prova di Imola espugnata con un secco risultato di tre a zero .
Ecco le impressioni di Mister Marino Spallanzani su questa primissima parte di stagione.
– In termini generali , qual è il compito dell’ allenatore in una categoria che rappresenta la porta verso la Berretti?
Il ruolo dell’ allenatore è assai delicato in una categoria dal momento che deve condurre il gruppo che alleni ad un salto importante, ossia l’approdo in Berretti. A Carrara è da un po’ di tempo che si lavora bene e si pongono le premesse per raccogliere i frutti. In particolare mi riferisco all’attività di base che è impostata nel modo corretto e con cui deve esserci un filo conduttore di modo che si possa facilitare il lavoro degli istruttori che via via accolgono i ragazzi ,man mano che crescono, nelle diverse categorie. In più oggi abbiamo a disposizione una figura di coordinamento tra i vari allenatori ed il direttore generale del settore giovanile che consente di razionalizzare e progettare armonicamente il lavoro di tutti i diversi gruppi. Il luogo comune è pensare che l’allenamento sia solo di natura tecnica, tattica e fisica ma non è così perché ciò che conta di più è esercitare i ragazzi sui concetti del gioco, sull’idea del gruppo nonché sullo sviluppo della personalità e mentalità. In questa età l’aspetto emotivo del singolo ragazzo è da considerare preminente e mai da sottovalutare perché si rischia di escludere ragazzi che, magari, hanno forme e tempi di maturazione diversi. Il mio compito è fissare le regole ed essere equidistante rappresentando a tutti i miei calciatori che lavorando su se stessi con convinzione è possibile avere una possibilità. La mia interpretazione della funzione di allenatore è coinvolgere tutti il più possibile infatti ho sette cambi a disposizione e non mi faccio mai pregare per sfruttarli tutti o quasi per consentire a tutti di dare prova di sé.
– Domenica scorsa si è assistita ad una prova convincente di squadra e dei singoli, a che punto è il percorso di crescita?
La partita di domenica è rotonda nel risultato ed è il frutto di un’attività lunga e meticolosa imbastita quest’ estate in ritiro. La soddisfazione è grande, ma già la scorsa domenica contro la Vis Pesaro è andata in scena una grande prestazione con uno spirito giusto dove i miei ragazzi ce l’hanno messa tutta. Psicologicamente stanno crescendo e lo dimostrano nelle difficoltà che incontrano in partita e che riescono a superare e ciò rappresenta la metafora delle difficoltà che potranno incontrare nella vita perché il calcio e lo sport in genere sono una prima palestra di vita.
– Una desamina sulla squadra a disposizione, in che cosa si può e deve migliorare tecnicamente, tatticamente e fisicamente?
La rosa è eterogenea con, al proprio interno, ragazzi dell’annata 2003, ma anche 2004 che si approcciano ad una categoria in cui affrontano avversari più grandi e magari preparati fisicamente, come è normale che sia. La nostra filosofia è non guardare in faccia a nessuno e giocare a calcio contro tutti senza paura di sbagliare o di commettere errori e ingenuità che sono nella natura delle cose.
– I reali obiettivi da qui sino a fine stagione?
La mia proiezione è quella che guarda la prossima Berretti che spero possa essere composta da tanti dei ragazzi che attualmente alleno. Il campionato a cui partecipiamo deve essere formativo per un’ esperienza ancora più probante che è quella della Berretti, ad un passo dalla Prima Squadra. Il mio proposito è, un domani, aver portato avanti un discorso che contestualizzi i ragazzi con cui lavoro ogni giorno nell’ ottica della Prima Squadra diventandone il giusto serbatoio. Ovviamente non giochiamo il nostro campionato per participare e basta, ma riteniamo funzionale arrivare ad ottenere la crescita di tanti ragazzi sostenendoli in un percorso lungo ma che, contemporaneamente, porti importanti soddisfazioni per l’atleta e la società che lo ha formato.