Non è la Fiorentina che ha perso con l’Inter, ma non cambia il risultato.
Finisce con un’altra sconfitta. I rimpianti, gli sprazzi di gioco, i soliti errori fatali, insomma quel che vogliamo ma la Fiorentina era e resta sedicesima. Sarà lunga arrivare al “lieto fine” per Mister Prandelli se, come oggi, dopo una discreta prova due errori fatali sui gol costano punti importantissimi. Le altre vincono, meno male non il Cagliari, mentre i viola sembrano fermi. Come nel girone d’andata. Anzi, perfino peggio. Nelle prime tre gare d’andata arrivarono tre punti, in quello di ritorno uno solo.
Eppure, va detto, Prandelli la gioca a viso aperto. Kouamé assieme a Vlahovic davanti, rientra Castrovilli e Venuti sulla fascia cerca di bilanciare la spinta di Biraghi. Qualcosa funziona, qualcosa no.
Ad esempio il gol che sblocca la partita a causa di un malinteso tra Vlahovic e Dragowski: sul calcio d’angolo di Ramirez il portiere placco chiama la palla, l’attaccante si scansa ma Keita si inserisce tra i due e fa 1-0 Samp. Il vantaggio dura 6 minuti, perché la Fiorentina reagisce con una punizione dal limite di Pulgar: Audero vola e respinge, ma sul pallone si avventa Vlahovic che pareggia con la conferma della Goal line technology.
Nella ripresa Prandelli non fa cambi fino all’83esimo, al contrario Ranieri cambia l’inerzia della partita facendo fuori Damsgaard-Jankto e dentro Candreva-Quagliarella, che costruiscono da soli il gol del definitivo vantaggio. Il primo fa assist, il secondo indovina il piattone vincente, complice la deviazione di Pezzella, che si insacca alle spalle di un Dragowski in ritardo. I viola non demordono, entrano Callejon e Malcuit, il pari sembra fatto almeno tre volte ma la gara finisce con Milekonvic che mette fuori di poco al 95°.
Insomma, la Sampdoria ottiene tre punti forse immeritati ma pesantissimi: decide la bestia nera dei viola (13 gol contro in appena 26 match!), ma la Fiorentina avrebbe meritato di più. I viola rimangono invece soltanto a +7 sulla zona salvezza, tema che non riguarda più i blucerchiati, ora proiettati verso la lotta per l’ottavo posto.