A ventiquattrore dal prossimo derby fra Carrarese e Spezia, parla Giampaolo Pinna, un’autentica bandiera azzurra, che ha conosciuto almeno tre generazioni di tifosi carrarini. Protagonista di tante partite con la maglia della Carrarese, Pinna vanta anche l’ultima vittoria apuana al Picco: il 2-3 in rimonta del 3 dicembre 2000 entrato nel cuore di tutti i tifosi che vissero quel pomeriggio indimenticabile.
Pinna, attuale allenatore dei portieri del Viareggio, parte proprio da quel successo. «Era l’anno di Discepoli – ricorda l’ex numero uno. Ho ancora le immagini di quella partita. Tanto per cambiare per lo Spezia segnò il mio amico Fiori, poi Salvi pareggiò. I nostri tifosi non avevano ancora finito di esultare che lo Spezia tornò in vantaggio con Chiappara. A riportaci sul 2-2 arrivò la punizione di Granozi. Alla fine fu di nuovo Salvi a regalarci il successo. Quel gol me lo ricordo benissimo. Salvi segnò sotto la curva spezzina. Io dall’altra parte del campo vedevo tutta la loro curva immobile, mentre dietro di me sentivo i nostri tifosi impazzire di gioia».
Tutti ricordano i festeggiamenti fra voi e i tifosi al ritorno a Carrara. «Andammo subito alla stazione di Avenza. I tifosi appena scesi dal treno trovarono la squadra ad accoglierli per festeggiare insieme. Una cosa speciale, perché di solito accade il contrario, e per loro fu ancora più bello».
Cos’è Carrarese-Spezia per Pinna? «Quando nell’87 arrivai dall’Olbia, ancora non sapevo cosa voleva dire Carrarese-Spezia. Quell’anno giocai il mio primo derby in coppa Italia. Passammo ai rigori, ne parai un paio. Mi impressionò la voglia incredibile che avevano i miei compagni di vincere e da quel momento ho capito veramente cosa significava questa partita. Per uno che ha giocato a Carrara, quello con lo Spezia è la partita per eccellenza, l’appuntamento clou sentitissimo da tutta la tifoseria. Quella gara che se la vinci sei a posto per una stagione».
Insieme magari anche alle sfide con la Massese. «Certo, però credo che quella con lo Spezia sia ancora più sentita dai carrarini. Di mezzo c’è quella “antipatia sportiva” che la rende più speciale. Il carrarino tiene a fare bene con lo Spezia in maniera particolare. Io ho avuto la fortuna di giocare tanti derby e personalmente sono sempre state partite molto sentite, con cornici di pubblico impressionanti. Ci sono tanti aneddoti, tante cose belle e brutte. Mi ricordo sempre in coppa Italia, era l’anno di Pagliari (il 1999-2000 ndc). Giocavamo a La Spezia. Io ero in porta e in attacco c’era Pistella. Entrambi fummo massacrati per tutta la partita: alla fine io parai un rigore a Chiappara e Pistella fece due gol. Vincemmo 3-2 al Picco e passammo il turno, che soddisfazione. Ricordo anche l’anno di Lippi (88-89 ndc): all’andata finì 0-1 con un gol di Tacchi segnato dopo un minuto, al ritorno perdemmo ancora con rete di Tacchi arrivata a pochi minuti dalla fine. Giocammo benissimo e perdemmo immeritatamente».
Una carriera la tua che ti ha sempre visto avversario dello Spezia. «Sarà un caso, ma io ho giocato sempre con squadre nemiche dello Spezia: Massese, Siena, Lucchese. Poi ovviamente con la Carrarese per la quale questo è un appuntamento ancor più speciale. So già che domenica sarà una partita bella da vedere e sono convinto che la Carrarese farà una bella gara, perché come squadra è compatta. Sarà una partita aperta, contro uno Spezia in forma, però gli azzurri porteranno a casa un risultato positivo. Almeno è ciò che mi auguro da ex giocatore della Carrarese».
Ti ricordi scene di particolare tensione? «Nel calcio vinci o perdi. L’importante è che sia solo una partita e non succedano disordini fuori dal campo. Molte volte purtroppo si superano certi limiti. In un vecchio Spezia-Lucchese siamo dovuti uscire coi cellulari della Polizia. Me la vidi veramente brutta in un Potenza-Siena, quando lo scoppio di un petardo mi scaraventò per terra senza neanche che me ne accorgessi. Per cinque minuti non capii niente. Di solito, però, in campo si è talmente concentrati che molte volte non ci si accorge di quello che accade fuori».
All’andata allo stadio dei Marmi abbiamo assistito ad un grande spettacolo sotto tutti i punti di vista. Come cambia il derby vissuto in trasferta al Picco? «Con le restrizioni di adesso ci sarà minor pubblico rispetto ad altre volte. In passato però ho visto tanti tifosi di Carrara seguire la squadra e riempire la curva ospiti. Giocare il derby a Carrara è bellissimo, però andare a La Spezia con la curva dei carrarini piena e vincerci è ancora più bello. La tua gente è tutta lì, vicino al campo, la senti sulla pelle. Ho avuto la fortuna di giocare in un Picco pieno, con tutti i nostri tifosi, e vincerci: quella è una bella goduta davvero».
Tu hai vissuto queste gare in tutte le salse. Com’è il derby da giocatore, e com’è da tecnico? «Da giocatore è totalmente diverso che da allenatore, soprattutto quando sai che la domenica sarai titolare. Molte volte a La Spezia evitavo addirittura di fare riscaldamento in campo. Me ne stavo negli spogliatoi a fare allungamento, poi entravo direttamente per giocare. Altre volte ho fatto riscaldamento e non ti dico tutto quello che mi dicevano. A La Spezia mi hanno sempre massacrato dall’inizio alla fine, quindi quando ho vinto lì è stata una doppia soddisfazione. Da tecnico, invece, sei sempre ai margini, in panchina. Soffri perché non puoi scendere in campo, però da giocatore è tutta un’altra cosa».
Sono tanti anni che vedo Giampaolo Pinna……
Giampaolo, ti ricordi del vecchio Nino? quando facevi il militare nella base di S.Lorenzo.
E il Muravera ti ha ingaggiato per salvarlo dalla retrocessione………..
Hai anche lasciato un pezzo del tuo cuore………
Michela mi parla sempre di te!