Nelle stazioni ferroviarie c’è un campanello che suona per annunciare l’arrivo dei treni e molte volte quando passa un rapido che non fa sosta un altoparlante invita ad allontanarsi dai binari per non essere travolti, invece gli amaranto sembrano non aver udito il richiamo perchè sono lì pronti ad essere travolti da quel rapido che potrebbe trascinarli verso la fine che si chiama “LEGA PRO”
Non avremmo mai voluto arrivare a scrivere queste cose, ma visto l’atteggiamento della squadra oggi in quel di Ascoli, il pensiero che da tempo volteggia come un corvo lugubre sopra le nostre teste, ci opprime ogni volta di più.
E’ vero che nel calcio spesso i miracoli si materializzano, ma se pensiamo che il Livorno è appena tre punti sopra la zona PLAY-OUT e analizziamo il calendario, un brivido freddo trasmesso dalla visione della signora in nero con la falce in mano ci assale.
Infatti la scaletta declara: martedi Torino al Picchi, poi trasferta a Verona e recupero a Pescara, ancora all’ardenza col Sassuolo, trasferta a Brescia e chiusura casalinga col Grosseto. Roba per cuori forti e coraggiosi, cosa che non sembra sia nel dna di questa squadra molle e rassegnata.
La gara di oggi doveva essere lo spartiacque del recupero dopo le vicissitudine della morte del “Moro” e la sconfitta interna col Cittadella, invece abbiamo assistito ad una delle peggiori prestazioni labroniche, di certo la peggiore della gestione Madonna.
Partono bene gli amaranto, Belinghieri di testa non riesce a sfruttare la buona opportunità, poi sempre lui al tiro da distanza ravvicinata ed è bravo il portiere marchigiano a respingere, poi sempre Belinghieri dalla distanza ma fiacco ed infine Paulinho sfiora con un tiro di sinistro l’incrocio dei pali, e siamo appena all’8° minuto, roba da non credere ed invece si fa sotto l’Ascoli che a poco a poco schiaccia il Livorno nella sua metà campo impedendogli praticamente di giocare, sfiora con Soncin e Papa Waigo il vantaggio finendo poi per trovarlo poco dopo la mezzora con un tiro furbo dell’esperto Soncin che marcato dal solito inguardabile in fase difensiva Salviato (lo guarda da un metro aggiustarsi il pallone per il tiro senza neppure provare ad intervenire) trova una parabola sulla quale Mazzoni niente può.
Ti aspetti a questo punto la reazione della compagine labronica, ma invece questa è una squadra che non riesce a portare un uomo in maniera fluida al tiro perchè è lenta, impacciata e prevedibile senza nessuno che faccia una sovrapposizione in velocità, senza un uomo che abbia la capacità di saltare un avversario, senza un cambio di gioco o di ritmo, così per gli avversari è un gioco da ragazzi addirittura trovare il raddoppio sugli sviluppi di un corner a favore del Livorno, se poi si aggiunge l’infortunio di Sini, il rigore sbagliato da Dionisi (ma eravamo oramai verso la fine della gara), l’incapacità di essere in superiorità numerica tanto da farti pensare che in undici uomini fosse L’Ascoli e non il Livorno, allora il quadro è completo, purtroppo ne esce una realtà NERA COME LA PECE perchè questa è una equipe si potrebbe dire “senza attributi” e nel campionato cadetto se vengono a mancare i “COSIDDETTI” la fine è purtroppo quella annunciata. Lo stesso “professorino” Madonna ci sembra in totale confusione e sebbene appena arrivato aveva dato l’impressione di poter invertire la rotta, questo non si è verificato e addirittura direi che le cose sono notevolmente peggiorate anche perchè viviamo le sue parole di circostanza “SEMPRE LE STESSE” quando alla fine delle gare in sala stampa ripete oramai da tempo le identiche cose eludendo il più delle volte le domande più spinose.
Allora speriamo che il Presidente possa correre ai ripari, “se ancora sarà possibile” magari o richiamando Novellino che perlomeno dava grinta e coraggio alla squadra O ricorrendo ad altra soluzione perchè diversamente la fine sembra COSA GIA’ SCRITTA.