In sala stampa i riflettori sono tutti per mister Nello Di Costanzo. Addirittura il tecnico vorrebbe iniziare la disamina della partita dagli aspetti negativi. Sono i cronisti a mettere in risalto le cose buone fatte vedere dalla sua Carrarese: difesa finalmente imbattuta e soprattutto tanta grinta e tanto cuore. Qualità che gli azzurri sembravano aver irrimediabilmente perso in questo inizio di campionato.
«Grazie – replica Di Costanzo. E’ un complimento che io stesso ho rivolto alla squadra, perché questo per noi era un momento di grande difficoltà psicologica: sei partite e zero punti erano pesanti. Anche un giocatore bravo in queste situazioni è preoccupato e così sbaglia anche le cose più semplici. Oggi non c’era bisogno della bellezza, ma della determinazione al sacrificio. Avevamo trovato il gol già nel primo tempo gol con Malatesta (fermato dalla traversa ndc) ed ero convinto che anche nel secondo tempo sarebbe potuta nascere qualche altra occasione: magari non tante, perché onestamente in questo momento non siamo ancora in grado di arrivare spesso alla conclusione. Ero convinto che nella ripresa avremmo combinato qualcosa, magari avremmo fatto anche gol, ma la squadra doveva essere compatta, quadrata, doveva mettere in campo l’anima, col sacrificio anche di quei giocatori con caratteristiche più offensive. Una squadra che si deve salvare, in questo momento deve lasciare da parte tanti fronzoli, ma sacrificarsi. Così è stato con Mancuso, con Orlandi, con Malatesta e con lo stesso Venitucci che è un giocatore offensivo, ma ha dato una grossa mano a tutta la squadra. Diciamo che in questi giorni più che sulle gambe, abbiamo lavorato molto sui nervi dei giocatori».
Altra osservazione dei cronisti: A Pisa avevamo visto undici giocatori demoralizzati, quasi alla mercé dell’avversario. Contro il Prato finalmente la Carrarese è rinata come squadra. I giocatori raddoppiavano, correvano, non si abbattevano mai, si aiutavano l’uno con l’altro. Come ha fatto a compiere questa metamorfosi in una settimana?
«Come ho spiegati ai ragazzi, abbiamo la fortuna di avere una tifoseria che ha un modo di contestare incoraggiante e non disfattista, come spesso accade in varie piazze». Risponde il tecnico. «Altre tifoserie in una situazione di classifica del genere avrebbe fatto il diavolo a quattro. Qua l’ambiente invece è incoraggiante. I tifosi vogliono vedere l’anima dei giocatori, lo spirito che mettono in campo. E’ vero, siamo in grande difficoltà psicologica, e forse anche come condizione. Ci manca qualcosa sicuramente, ma ci si può mettere lo spirito, ci si può mettere l’anima ed il tifoso le vede queste cose. In questo momento se non si riesce a giocare in modo arioso e spumeggiante, come sarebbe nella mia filosofia, bisogna essere smaliziati, furbi, capire il contesto. C’è solo un modo per affrontare queste situazioni: con la lotta, la grinta e l’agonismo».
Due le mosse su tutte: la scelta di Alcibiade come terzino destro bloccato e Venitucci esterno destro con la licenza di accentrarsi.
«Siamo rimasti sempre quadrati. In questa maniera abbiamo perso qualcosa nella fase di spinta, però abbiamo dato sostanza dietro con Alcibiade e qualità in avanti con Venitucci. Quando gli avversari si sono messi a tre, potevamo avere due difensori aggiunti sugli esterni che hanno tamponato bene e chiuso gli spazi. A livello di terzini in questo momento c’è bisogno di qualcosa in più a scapito della spinta, come piacerebbe a me, ma bisognava fare questa scelta».
Il mister spiega anche il perché di Juan Cruz esterno sinistro dal primo minuto al posto di Orlandi.
«E’ stata una scelta tattica. Nel primo tempo avevo chiesto a Venitucci di fare cambi di campo per Juan Cruz che a sinistra doveva attaccare in corsa lo spazio libero. Orlandi mi serviva nella ripresa per avere più qualità, e per sfruttare anche la sua capacità di sacrificio. Quando è entrato Orlandi è stato straordinario: ha aiutato tantissimo la squadra, facendo pure il terzino».