Il 26 agosto 1926 nasceva la Fiorentina, 85 anni di storia sicuramente importanti nel panorama del calcio nazionale e non solo. Due scudetti, una Coppa delle Coppe e la partecipazione alla finale delle tre maggiori competizioni europee sono nel palmares dei viola insieme a tanti ricordi.
Questa data così particolare vede anche le parole di Diego Della Valle nel corso di una conferenza stampa a Milano. Una chiaccherata che prende spunto sia del compleanno (“Volevano fermarla a 75 anni“) che delle varie vicissitudini recenti: “Volevo fare due chiacchere per parlare di calcio in modo serio.
Ho detto che volevo sedermi attorno a un tavolo per ragionare sul futuro del calcio.
Io credo che oggi l’argomento principale sia cercare di capire cosa succede a questo calcio. Avrei voluto contribuire a creare un calcio fatto di valori pensando che lo sport fosse al centro di tutto.
Ho visto che l’ambiente non era attrezzato. I presidenti non hanno visione di lungo periodo o voglia di costruire nulla per tornare ai vertici mondiali come era una volta il calcio italiano. Oggi mi sentirei di dare qualche consiglio.
Il calcio non è un porto franco. Non voglio mollare o buttare la spugna. E’ il momento di fare un analisi critica su quello che oggi è il calcio. Se noi continuiamo a pensare di fare un po’ di bagarre su tutto e di poter dire tutto e il contrario di tutto nel giro di qualche giorno… beh direi che è meglio fermarsi e dire che così non va bene. Faccio autocritica. Si farà fatica a rifondare il calcio se si passa attraverso il pensiero dei singoli presidenti delle società di calcio. Vi porto un dato di fatto: nessuno viene ad investire nel calcio italiano.
Dobbiamo mettere il calcio nelle stesse condizioni di governabilità che hanno altri settori.
Le regole non le possono scrivere gli stessi protagonisti del calcio. Ci sono presidenti per bene, altri senza esperienza e altri che fanno del calcio il loro mezzo di sostentamento quotidiano.
Le regole della Borsa in Italia le fa la Consob, credo che nel calcio ci sia bisogno di un’authority esterna che costruisca il percorso del calcio del futuro.
Bisogna capire perchè nessun imprenditore importante vuole stare nel calcio. Ci sono imprenditori amici miei, che sono tifosissimi delle loro squadre ma che non fanno mai investimenti.
A volte si ha paura anche della curva o di quattro critiche e proteste. Ma non bisogna fermarsi.
Bisogna ripartire dalla qualità: buon senso, rispetto delle regole e costruzione di progetti calcistici.
A Firenze siamo stati accolti bene, poi anche con l’aiuto di qualche giornalista vengono enfatizzate cose che poi non sono così importanti. Centriamo l’attenzione su cose che sono importanti per il calcio del futuro.
Pensando anche al Settore Giovanile che è la vera risorsa del domani.
Io viaggio molto prevalentemente in Asia e negli Stati Uniti, vedo bene il calcio inglese e quello spagnolo, ma il calcio italiano è indietro. Eppure eravamo noi il calcio da vedere una volta“.