Cacciare Sousa adesso sarebbe un errore. Legare il futuro del tecnico portoghese al risultato della partita contro il Napoli non è opportuno e potrebbe essere nocivo. A giugno il matrimonio tra Sousa e la Fiorentina deve assolutamente finire. Doveva accadere dopo Lazio-Fiorentina dello scorso anno, ma non è accaduto. Un errore madornale. Senza stimoli, senza motivazioni, non si arriva da nessuna parte, in nessun campo. La stagione è quasi compromessa e per invertire la rotta servirebbe un miracolo. Non illudiamoci, la Fiorentina non vincerà l’Europa League e nemmeno la Coppa Italia. Le riflessioni prima del Natale sono amare. A Roma arriva un altro passo falso, dopo quello di Genova. I gigliati fanno flop pure nella seconda delle tre gare che dovevano dare un senso alla stagione. Solita storia, solito primo tempo abominevole, soliti gol subiti, solita partita in salita che alla fine diventa irrecuperabile. Contare gli strafalcioni, fare la lista della spesa dei vari insufficienti risulta noioso. I tifosi se la prendono a turno: con la società che non ha investito a sufficienza, con Sousa che schiera in campo formazioni a sorpresa e alterna dichiarazioni a volte incomprensibili ad altre fin troppo chiare e con i giocatori. Non si salva nessuno. Le speranze di rinascita sono ridotte al lumicino. L’ultima ciambella di salvataggio si chiama Giancarlo Antognoni, prossimo all’ingresso in società. L’unico dieci che potrebbe riportare entusiasmo in una piazza stufa di galleggiare tra il nulla e un piazzamento in Europa League. Intanto giovedì al Franchi c’è il Napoli di Sarri, che segna gol a grappoli e gioca un gran calcio. Incrociamo le dita e speriamo nel miracolo.