Alberto Malusci: “Speravo di diventare una bandiera della Fiorentina”

Alberto Malusci a SuperNews: “Speravo di diventare una bandiera della Fiorentina. Alla squadra di Commisso serve un attaccante di razza”

SuperNews ha intervistato Alberto Malusci, ex difensore di Fiorentina, Foggia, Lecce e Cosenza. L’ex giocatore di Pistoia ha ripercorso ai nostri microfoni le tappe principali della sua carriera calcistica, soffermandosi sull’importanza degli anni trascorsi con la maglia viola e senza nascondere il rammarico di non essere diventato una bandiera della sua Fiorentina.

Sull’esperienza alla Fiorentina e la vittoria della Coppa Italia nel 1995-1996
Ho indossato la maglia della Fiorentina per undici anni. Ho giocato quattro anni nel settore giovanile e sette anni da professionista. L’ultimo anno passato a Firenze lo ricordo perfettamente, dal momento che si stava per chiudere la carriera in maglia viola. Per me è stata una brutta botta, perché mi sarebbe tanto piaciuto diventare una bandiera della Fiorentina, sogno che purtroppo non sono riuscito a realizzare. Nonostante ciò, posso dire di aver concluso l’esperienza regalando, insieme ai miei compagni, un trofeo alla città di Firenze e ai suoi tifosi. L’aneddoto che ricordo di quella partita che giocai a Bergamo, vinta grazie ai gol di Amoruso e Batistuta, è relativo al mio sfogo post-gara: quando finì la partita, io ero a piangere in panchina, perché sapevo che quella sarebbe stata l’ultima partita con la Fiorentina, e per me era davvero doloroso staccarmi dalla maglia viola. Per via del mio momento di desolazione, non compaio neanche nella foto della vittoria, e questo mi rende ancora più triste. Oggi non ci sono quasi più le bandiere nel calcio, a me sarebbe piaciuto esserlo, essendo cresciuto in questa società.

L’esperienza a Foggia nel 1998
E’ stata un’esperienza molto formativa. Nel periodo in cui giocavo nella Fiorentina, ero richiesto da molte squadre importanti, come Milan, Inter, Roma. Dopo la parentesi di un anno a Marsiglia, in Francia, tornato in Italia mi aspettavo che ci fossero squadre di vertice o di medio livello interessate a me, invece queste società sembravano sparite. Per questo, l’interesse del Foggia nei miei confronti mi fece molto piacere. Passai così dal Marsiglia al Foggia, squadra che all’epoca militava in Serie B. Mi rimboccai le maniche e andai a fare il mio dovere a Foggia. Fu un’esperienza tanto difficile quanto formativa. Poi, a causa di alcune divergenze con la società, mi sono fatto da parte e ho deciso di tornare al Marsiglia.

Sull’Europeo Under 21 vinto nel 1992
L’europeo di quell’anno era biennale, io disputai tutte le partite eliminatorie del biennio. Purtroppo, il 24 maggio 1992, a causa di un grave infortunio alla tibia, ho dovuto saltare la semifinale e la finale dell’Europeo e le Olimpiadi. Mi è mancata la cosiddetta “ciliegina sulla torta” della competizione. Ricordo però di aver vissuto due anni con un gruppo di compagni straordinari, condotto dal grande Cesare Maldini, una persona di uno spessore unico. Abbiamo vinto un Europeo fantastico. Ho tifato per la mia squadra da casa.

Gli anni a Cosenza nella stagione 1998-2000
Il primo anno a Cosenza non fu uno dei migliori: arrivai in Calabria e, dopo un paio di mesi, subii un infortunio ad un polpaccio che mi costrinse fuori dal campo per tre mesi. Giocai le ultime due partite. Quando in panchina arrivò Bortolo Mutti, decise di farsi la sua squadra, e ciò significava mettermi da parte, dal momento che non mi conosceva calcisticamente. Il presidente e il direttore sportivo dissero a Mutti di portarmi ugualmente con lui in ritiro, in modo da capire se potessi essere una risorsa valida. Così, andai in ritiro con il Cosenza. Decisi di rimettermi in gioco e riuscii a far ricredere l’allenatore. Questo fu motivo di grande orgoglio. In quel periodo disputai 30 partite e 4 gol, ho un bellissimo ricordo di quella stagione. La cosa più appagante è stato far ricredere un allenatore che non mi aveva incluso nei suoi piani.

Punto debole e punto di forza dell’attuale Fiorentina
Il punto debole è la mancanza di un attaccante di razza, nonostante Cutrone e Vlahonic siano degli ottimi giocatori in prospettiva. Con “attaccante di razza” intendo un attaccante di esperienza, che possa dare alla squadra continuità di gol nell’immediato. Il punto di forza della Fiorentina, invece, sono i giovani in cui crede e investe. Spero che il futuro della Viola sia quello di Castrovilli, Chiesa, Sottil. Se riuscirà ad amalgamare i giovani ai giocatori con più esperienza farà davvero molto bene.

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