Christian Amoroso racconta il derby toscano del Franchi

Fiorentina ed Empoli si affronteranno faccia a faccia nel Derby toscano di Serie A in programma alle 12.30 di Domenica 3 aprile. Match fondamentale, questo, soprattutto per la Fiorentina di Vincenzo Italiano, sempre più in corsa per un posto in Europa League: a tal proposito, abbiamo voluto ospitare ai nostri microfoni chi la storia di queste due squadre è riuscito a scriverla in passato, Christian Amoroso. L’ex centrocampista è ancora oggi riconosciuto come una delle personalità toscane più importanti nel calcio nazionale e internazionale: dai primi calci al pallone nei campetti dei Piccoli Azzurri di Cascina fino al gol in Champions League nel match del “Camp Nou” tra Barcellonae Fiorentina il 22 settembre 1999).

Tante le piazze che hanno imparato a conoscerlo e ad amarlo, da giocatore come da allenatore. Bologna, Pisa e Ascoli sono degli esempi. Poca esperienza invece in Azzurro, resta infatti solo una la presenza con addosso la maglia della nostra Nazionale. Questo non toglie il voler esprimere tutta la propria amarezza per la sconfitta contro la Macedonia del Nord nel playoff che nega all’Italia la partecipazione al Mondiale di Qatar 2022.

Fiorentina contro Empoli, si affrontano due piazze importanti in un Derby storico per il nostro calcio. Tu le hai vissute entrambe nel corso della tua carriera da calciatore, che sensazioni ti evoca questa partita?

“Sensazioni molto contrastanti. Da una parte abbiamo la Fiorentinache si trova a dover affrontare una partita fondamentale, consapevole ormai che il suo obiettivo è l’Europa League e di non avere più tante chance a disposizione. Dall’altra l’Empoli, che è già salvo e quindi più tranquillo. I ragazzi di Andreazzoli sanno che l’obiettivo salvezza è stato quasi raggiunto e che i valori in campo della Fiorentina sono importanti. Attenzione comunque agli azzurri che, proprio perché più rilassati, potrebbero approfittare della pressione altrui e provvedere al colpaccio”.

L’obiettivo della Fiorentina è la qualificazione in Europa League. Da giocatore a Firenze hai vissuto gli anni della Champions League, quanto giudichi determinante vivere questo tipo di pressione quando non si è abituati a tali palcoscenici?

“Devi trovartici per capirlo. Sicuramente è una grande possibilità di crescita collettiva, misurarsi in Europa è fondamentale per la squadra come per il singolo giocatore che scende in campo. E’ chiaro che, nel caso della Fiorentina, la vendita di Vlahovic ha frenato un po’ gli entusiasmi ma dopo un primo periodo buio, ora i viola hanno saputo rispondere e gli auguro di raggiungere l’obiettivo”.

Vincenzo Italiano sta riuscendo a fare un qualcosa che difficilmente potevamo immaginarci, solo poche stagioni fa conquistava la Serie A con lo Spezia e ora è a Firenze. Credi che in questo momento sia fondamentale l’intesa che si sviluppa con il proprio allenatore?

“E’ normale che un allenatore, essendoci già passato, può sapere meglio come approcciare alla gara per non farsi scoraggiare dall’ansia della prestazione. Succede nel calcio come in tutti gli altri settori della vita, devi essere bravo a ragionare in maniera intelligente. A tal proposito mi sento di dire che Italiano possa dare ai suoi giocatori ciò di cui hanno bisogno. E’ da un po’ che lo seguo e lo apprezzo per la sua modernità nel pensiero, si vede che lavora molto sul campo e che è riuscito a trasmettere il proprio calcio alla Fiorentina. Secondo me però deve imparare ad essere più elastico e meno integralista, caratteristica che può essergli utile proprio quando si gioca in palcoscenici più importanti”.

In passato hai detto che Ronaldo “il fenomeno”, Baggio, Del Piero ed Ibrahimovic sono gli avversari più forti che hai affrontato. Da qualche anno la Serie A è diventata una seconda scelta dai campionissimi, come ti spieghi questa tendenza?

Il calcio è fatto di cicli e questo è un momento per noi negativo. Bisogna ripartire dai settori giovanili, magari facendo capire al settore che da lì devono uscire calciatori senza avere in testa l’idea del vincere per forza. E’ per quello che poi all’estero si vanno a cercare quei profili già pronti, che però non permettono di far preparare i tuoi. Bisogna lavorare sui fondamentali senza pensare al risultato, sennò poi perdiamo la qualità”.

L’importanza dei settori giovanili viene ribadita soprattutto dopo la sconfitta dell’Italia nel playoff contro la Macedonia del Nord, se ne avessi la possibilità ripescheresti la nostra Nazionale?

“No, se l’Italia non andrà in Qatar è perché non lo merita. Per quanto è stato dimostrato sul campo dobbiamo prenderne atto e capire ciò che abbiamo sbagliato, soprattutto per non incappare negli stessi errori in futuro”.

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