Il Presidente della Società Sportiva Arezzo Giorgio La Cava è stato intervistato da Arezzo TV, in questi giorni di grande emergenza legata alla pandemia di Covid-19. Queste le sue principali dichiarazioni:
“Un saluto affettuoso a tutta Arezzo. Di fronte a questa situazione emergenziale l’attività imprenditoriale ed il calcio passano ovviamente in secondo piano, adesso dobbiamo cercare di uscirne tutti insieme. Io lavoro a Roma, e vedo che le persone stanno seguendo alla lettera le indicazioni del Governo: questo mi conferma che l’Italia non è solo una grande Nazione, ma anche un grande popolo.
Col direttore e con lo staff i contatti sono regolari, tra Whatsapp e telefonate: a Nello (Cutolo, ndr) ho mandato un monologo di Al Pacino sull’unità di squadra (in ogni maledetta domenica, ndr), e credo che i ragazzi abbiano apprezzato il pensiero. Il rinnovo del capitano? Atto dovuto, sia dal punto di vista tecnico che umano, è un capitano con la C maiuscola. Nonostante la superemergenza non ci sono stati problemi. Uno come Cutolo non dovresti perderlo, nemmeno come dirigente.
Vivere questa esperienza vicino ai tifosi, alla città e ai giocatori ed essere ricordato come il presidente dell’Arezzo al tempo del coronavirus sarà bello nonostante la gravità della situazione, le polemiche ora assumono un ruolo secondario. Spero che comunque tutti noi potremo tornare allo stadio a tifare come qualche settimana fa, e sono sicuro che ripartiremo con forza e con grandi ambizioni.
Questo del coronavirus è uno tsunami, passata l’emergenza spero che lo Stato aiuti la Serie C, che non ha i profitti delle leghe superiori: senza aiuto, credo che per molte società sarà difficile ripartire. Speriamo presto di riaprire il Comunale, anche se penso che sarà difficile per i ragazzi tornare ad allenarsi dopo un periodo di allenamenti individuali eseguiti a casa. L’importante comunque è risolvere questa situazione, poi si penserà al resto. La lettera al Presidente Ghinelli? Mi sono sentito di scriverla, saremmo dovuti andare in un albergo vicino a Bergamo: ma di cosa parliamo?
Nel mio ufficio ho tanti ricordi amaranto, la maggior parte dei quali mi sono stati donati dal Museo Amaranto che ringrazio. Critiche, giudizi, commenti… davanti a questa situazione passa tutto, e io mi sento sempre più vicino ad Arezzo e alla sua gente.”
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