Quando la Carrarese segna, ecco che parte immancabile la sua canzone. Forse neanche Alberto Lagomarsini, quando lo stava scrivendo nel 2008, immaginava che nel giro di pochi anni quell’inno sarebbe diventato la colonna sonora di una Carrarese così entusiasmante e vincente. Domenica Alberto era in tribuna a soffrire e per due volte, durante i 90 minuti, ha potuto ascoltare quelle note, intonate a squarciagola proprio da tutti i tifosi carrarini.
Ce lo siamo chiesti spesso: da autore cosa si prova in quei momenti?
«C’è tantissimo orgoglio – spiega Alberto – senso d’appartenenza alla città, a questa comunità e poi tanta soddisfazione. E’ difficile tradurlo in parole. Sono momenti dove la razionalità sparisce completamente. Domenica nel derby è stato speciale. Lo stadio strapieno, la coreografia, vedere così tante persone a festeggiare è stato proprio bello. Pensa che dall’emozione ho pure dimenticato il giubbotto in tribuna. Non è che mi piaccia molto, ma spero di ritrovarlo».
Non avevi freddo quando sei uscito dallo stadio?
«No, ero talmente accalorato che non sentivo più niente. Me ne sono accorto quando sono arrivato al palazzetto di Avenza per seguire la partita della Pallavolo Carrarese».
Ah, dopo il calcio anche il volley. Non eri ancora sazio di sport?
«No, è come quando mangi un piatto buono, non smetteresti mai, e poi l’avevo promesso al presidente Musoni. Pochi giorni fa ho scritto un inno pure per loro».
Lagomarsini racconta anche un simpatico siparietto accaduto in tribuna durante il derby…
«Alla fine della partita mio fratello, preso dall’emozione, si è impappinato e ha stoppato l’inno per qualche secondo, proprio mentre nella stanza affianco il telecronista Rinaldi stava commentando: “…e sulle note dell’inno di Alberto Lagomarsini è festa qui allo stadio dei Marmi”. Insomma Rinaldi ha preso a colpi il vetro del gabbiotto per dirci di far ripartire la musica, per fortuna ci siamo riusciti subito».
C’è poco da fare questa canzone è trainante. Crea atmosfera. Sarà un caso, ma da quando la Carrarese ha adottato in pianta stabile l’inno, la squadra continua a vincere da due anni.
«E’ vero. Sembra che porti fortuna. Certo, non si vince in campo con le note, però è sempre una spinta in più per la gente, e poi lo facciamo sopportare ai tifosi ospiti, per loro diventa un incubo».
Com’è stato il risveglio lunedì mattina?
«E’ stato come vivere un’atmosfera irreale, perché, anche se rimarrà una chimera, io un sogno comincio a coltivarlo»
E’ qui Lagomarsini pronuncia la parola tabù…
«Play-off. Lo dico, perché sul campo s’è visto che la Carrarese può competere con tutti. E’ una formazione con ottime potenzialità. Non nascondiamoci più. Dopo nove partite non è un caso trovarci dove siamo. Potremmo diventare l’Udinese della C1. Finora con le corazzate abbiamo sempre fatto ottime partite. Incredibilmente la maggior parte dei punti persi sono arrivati contro squadre di bassa classifica».
Ai tifosi è concesso sognare, ma la squadra deve rimanere coi piedi per terra. C’è ancora molto da migliorare, come ha detto anche Corrent, in equilibrio e continuità. L’obiettivo deve rimanere sempre e solo la salvezza. Raggiunti i 40 punti, la squadra si guarderà intorno e solo allora si potrà ragionare su altri traguardi, se possibile. «La società – continua il cantautore carrarese – giustamente deve continuare a tenere il profilo basso e non fare proclami, ma in fondo per noi tifosi sognare non costa nulla, lasciateci almeno questo».
Restiamo alla finestra e vediamo cosa tiene in serbo per noi il futuro, senza assilli, lasciando lavorare il gruppo in piena tranquillità. Nelle prossime due trasferte la Carrarese giocherà contro il proprio passato. Prima il Piacenza del grande ex Francesco Monaco, il tecnico che ha condotto la Carrarese a vincere un campionato dopo 20 anni di digiuno. Poi tutti a Prato, altra partita sentitissima, che rievocherà la finale playoff dell’anno scorso. Dopo queste due partite forse sarà tempo di un primo bilancio.