La recente vittoria in Premier League del Manchester City di Roberto Mancini è l’occasione buona per portare alla luce un vecchio aneddoto che vede protagonisti proprio il neo campione d’Inghilterra e la Carrarese. Era il 1996 e gli azzurri stavano portando avanti un accordo privilegiato con la Sampdoria. Quell’anno in ballo c’era la famosa vendita di Simone Vergassola, l’attuale capitano del Siena.
«Tra noi e la società di Mantovani – ricorda il presidente di allora Luciano Grassi – c’era un patto: tutti i nostri migliori giocatori sarebbero stati venduti alla Sampdoria e tra questi c’era Vergassola. Non tutte le referenze degli osservatori davano un giudizio favorevole su Simone, però per fortuna i blucerchiati si fidarono di noi e seguirono le nostre indicazioni». Per dirla tutta, inizialmente intorno a Vergassola ci fu qualche tentennamento. L’occasione buona arrivò quando la Samp organizzò una tournée in Australia. Walter Devoti prese la palla al balzo e convinse il dg Paolo Borea a portare con loro il giovane centrocampista azzurro per un periodo di prova. Se Vergassola si fosse dimostrato all’altezza, la Samp lo avrebbe acquistato, altrimenti amici come prima. Stretta di mano con una dritta preziosa: la chiave di volta per l’operazione poteva essere Roberto Mancini, ai tempi ancora giocatore, leader indiscusso dello spogliatoio, e il cui giudizio poteva avere un grande peso. La Carrarese non ci pensò due volte ed organizzò un incontro segreto. Finiti gli allenamenti a Bogliasco, Mancini prese la macchina e arrivò in Versilia. «Ci incontrammo al Bistrot di Forte dei Marmi per il pranzo – continua Grassi. A rappresentare la Carrarese eravamo io, mio figlio, Walter Devoti e Vergassola. Mancini, invece, era accompagnato da Domenico Arnuzzo (ds della Samp ndc). Spiegammo a Mancini che Vergassola era un bravo ragazzo. Gli chiedevamo di aiutare Simone ad inserirsi nel loro spogliatoio, e permettergli di far vedere quello che valeva realmente. Tutto qua. Mancini fu moto gentile e ci aiutò». Passarono appena due giorni per la telefonata di un entusiasta Borea a Devoti: «Il ragazzo sta con noi!». L’affare era fatto. Per Vergassola, sulle cui potenzialità inizialmente credevano in pochi, si aprirono le porte dorate di una lunghissima carriera divisa tra serie A e B (Samp. Torino e Siena). Tra Vergassola ed il capitano della Sampdoria si creò un rapporto tale che il Mancio, ormai divenuto allenatore, voleva portarlo con se all’Inter, salvo incontrare il niet di Branca.
Per la Carrarese arrivò un fiume di soldi: la bellezza di 1 miliardo e 500 milioni di lire. Successivamente l’affare si ripetette con i cartellini di Riccardo Musetti e Daniele Perrone (1 miliardo tondo). A dimostrazione che il vivaio della Carrarese a quei tempi era di grandissimo livello. Gli azzurri potevano vantare il secondo miglior settore giovanile della Toscana, dietro solo all’Empoli. Una realtà che aiutava economicamente la proprietà, in una C1 fatta di corazzate. La vera mazzata per il vivaio arrivò pochi anni dopo, quando i campi di allenamento a Marina di Carrara (nei quali la Carrarese stava programmando la costruzione di una foresteria) furono dismessi per dare nuovi parcheggi all’area fieristica. In passato su quei campi Grassi, Gaspari e la Ferriera di Cittadella avevano speso quasi 400 milioni, ma il terreno era comunale e nessuno potette opporsi. Senza più strumenti di lavoro, il settore giovanile andò inesorabilmente in crisi.