Omaggio a Carlo Castellani a 80 anni dalla sua deportazione

L’Empoli Football Club ha onorato nuovamente la memoria di Carlo Castellani portando una corona di alloro alla pietra di inciampo del calciatore deportato nel marzo del 1944 e assassinato nel sottocampo di Gusen. Presenti la Vice Presidente e AD Rebecca Corsi, il capitano Sebastiano Luperto, il consulente Luca Lotti e il segretario generale Stefano Calistri, accolti, davanti alla casa di Carlo Castellani in piazza San Rocco a Fibbiana, dal figlio di Castellani Franco, dalla nipote Carla, insieme al Sindaco di Montelupo Fiorentino Paolo Masetti, al vicesindaco Simone Londi e all’assessore alla memoria Lorenzo Nesi.

Lo stadio Castellani di Empoli (foto di archivio 2019)

Carlo Castellani era nato il 15 gennaio 1909 a Fibbiana. Il padre era proprietario di una segheria e questo consentì al giovane Carlo di potersi dedicare alla scuola (frequenta l’istituto dei Padri Scolopi) e alla propria passione, il calcio. I suoi meriti sportivi sono noti. A 17 anni era già un giocatore fortissimo della neonata società calcistica dell’Empoli. In pochi anni arriva a giocare a Livorno, poi a Viareggio e infine torna ad Empoli. In cinque stagioni Castellani ottiene risultati importanti, raggiungendo le 61 reti segnate, record rimasto intonso per oltre 70 anni nell’Empoli, e adesso detenuto da Francesco Tavano. La notte tra il 7 e l’8 marzo 1944 venne arrestato con l’inganno e deportato nei campi di sterminio. Quando bussarono alla porta cercavano suo padre David, non lui. Ma il padre era malato e pensando ad un controllo di routine andò lui al suo posto. Dalla caserma di Montelupo, fu trasportato a Firenze alle scuole Leopoldine e da lì a Mauthausen con un treno merci partito dall’attuale binario 6 della Stazione di Santa Maria Novella, dove morì di stenti e dissenteria nel sottocampo di Gusen nell’agosto del 1944. Il suo fisico atletico resistette 6 mesi agli stenti dei lavori forzati, il doppio rispetto ai 3 che i nazisti calcolavano per uccidere di lavoro i malcapitati.