Caro Cerci ti scrivo…

Sabato scorso sul settimanale della Gazzetta “Sport Week” è apparsa un’intervista a Cerci.

Il giocatore viola ha fatto capire di essersi offeso molto per il trattamento ricevuto da alcuni tifosi quando le cose non andavano bene.

Vi proponiamo una simpatica lettera aperta al giocatore da parte del vice direttore di Calciotoscano.it.

Caro Alessio,

ho letto volentieri la tua intervista su Sport Week di sabato scorso. Mi sono divertito molto e ho apprezzato l’estrema sincerità con cui hai voluto raccontare la tua prima stagione a Firenze. Mi è piaciuta la sfacciataggine, degna del miglior Mourinho con cui ti sei definito: “Per qualità tecniche e fisiche alla pari di Balotelli e Giuseppe Rossi” e quando hai dichiarato: “So quello che posso dare alla squadra e al calcio”. Sfacciato, alla romana, alla Totti, per intenderci. L’ottavo re di Roma che ti definì (in pochi se lo ricordano) il suo erede, con il quale hai condiviso la riabilitazione, le pizze rosse e con la mortadella.

A Firenze è stata dura, gli insulti per strada, i fischi preventivi, immotivati allo stadio, i giornalisti che non hanno perso occasione per punzecchiarti per le tue prestazioni e per qualche marachella con la macchina. Il calcio è anche questo, soprattutto in una città come la nostra che fa dei chiacchiericci e delle polemiche il suo pane quotidiano.

E’ normale che tu non abbia mandato giù le offese della gente, normalissimo. Non le avrebbe mandate giù nessuno. Ma la gente che ti ha offeso, devi sapere, non è la maggioranza dei fiorentini. Ci sono molte persone, per esempio io in primis, che ti hanno difeso a spada tratta fin dal primo giorno che sei arrivato in maglia viola. Dopo i fischi e gli insulti quando le cose andavano male, ho perorato la tua causa in tv, alla radio e su internet. Manifestando le stesse sensazioni che hai manifestato tu nell’intervista: i tifosi (alcuni, non tutti) fischiano Cerci solo perché è romano. La Fiorentina perdeva e un capro espiatorio andava trovato e quel capro eri tu, solo perché romano di Roma, scusa no, di Valmontone (paesino di campagna a 50 km dalla capitale) e tifoso degli odiati giallorossi.

Non credo di essere stato l’unico a contestare i contestatori. Non è vero che la maggioranza dei tifosi ti ha fischiato, è vero che una minoranza rumorosa si sente di più degli altri e rimane più impressa di coloro che invece stanno zitti e non condividono certi atteggiamenti. Adesso i gufi, quelli che sbraitavano ad ogni tuo errore sono tutti a capo chino: qualcuno a recitare il mea culpa, qualcun altro a sperare che tu sbagli un passaggio per insultarti di nuovo. Chissà come soffrono quando tocchi palla e dagli spalti si solleva quel brusio eccitante che sembra dirti: “Dai Alessio facci una magia”, chissà come rosicano quando fai rete e la Fiesole intona il coretto; “Alessio Cerci è il nostro Messi”. Anche a me in tv mi hanno preso in giro nei tempi bui quando ammonivo: “Attenzione, questo è forte, è giovane del 1987, viene da un infortunio pesante, non fischiamolo e non facciamogli fare la fine di Pazzini”. Ora rido quando mi arrivano gli sms di persone che si scusano con me dicendomi che avevo ragione.

Hai mai pensato a cosa succederebbe se la prossima stagione (già quest’anno ci sei andato vicino) segnassi un gol alla Juve e tu corressi sotto la Fiesole ad esultare? Qualche fischiatore di prima categoria, per me, si suiciderebbe buttandosi dalla torre di Maratona. E perché dici che non vuoi andare a ricevere l’abbraccio della curva? E’ vero, i contestatori ti hanno ferito dentro, ma gli altri? La maggioranza che ti ha sempre sostenuto, a loro non pensi? Magari in Fiesole, nel cuore pulsante del tifo gigliato, ci sono dei bambini a cui hai firmato autografi, non puoi negare l’abbraccio a loro per qualche imbecille che ti ha insultato per strada.

Se ti capiterà, come credo, di segnare un gol importante non ci pensare due volte: corri a battere i pugni contro i vetri sotto la Fiesole e vai ad esultare con il popolo fiorentino. A quel punto la più cruda delle vendette sarà servita a chi ti ha offeso, così tanto per fare, solo perché hai il “difetto” di essere romano e romanista.

“Fama di loro il mondo esser non lassa;
misericordia e giustizia li sdegna:
non ragioniam di lor, ma guarda e passa”

(Dante, Divina Commedia, Inferno, Canto III)

P.S. Non fare la fine di Dante….

Saluti

Vice Direttore Calciotoscano.it

Dott. Francesco Russo