Il calcio sociale realtà e prospettive

Aiac-Lega Pro Convegno sul Calcio Sociale. Robert Lewis, Presidente Cesena FC: “Aboliamo tutte le barriere”

Due ore di confronto denso, ricco di spunti, dati scientifici e analisi comparate tra modelli internazionali che hanno confermato la forza e l’importanza progressiva, con ricadute salutari documentate, senza distinzioni di genere e di età, di un fenomeno appassionante e dai molti volti inclusivi: il calcio sociale. Ieri, nel pomeriggio, nell’Auditorium del Centro tecnico federale di Coverciano, si è svolto il convegno sul tema, organizzato da Aiac (Associazione Allenatori Italiani di Calcio) e Lega Pro.
“Calcio sociale. Realtà e prospettive”, alla presenza dei presidenti delle due componenti, Renzo Ulivieri e Matteo Marani, è stato animato da relatori tra i più qualificati in materia: il professor Carlo Castagna (puntuale nel certificare i benefici di un calcio ludico, che conta i gol ma non il risultato), la dottoressa Povoas (testimone dell’esperienza portoghese del FC Porto), panel che ha visto gli interventi del presidente statunitense del Cesena, Robert Lewis, di Massimo Finizio (che ha illustrato il caso tedesco, in particolare legato all’esperienza del StPauli, basato su sport popolare, dal basso e associazionismo) e in chiusura di Lorenzo Giudici, ad del Centro Storico Lebowski di Firenze (che si è soffermato sul legame tra club alternativo e territorio).

Attento e interessato, Robert Lewis, particolarmente davanti ad alcune proposte, come quella di aver organizzato un asilo, all’interno dello stadio del StPauli, aperto durante le partite. Il suo Cesena sta portando avanti con impegno un progetto di calcio integrato, rivolto a ragazzi diversamente abili, che coinvolge settimanalmente anche i calciatori della prima squadra. «Il calcio non deve avere pregiudizi né barriere. Nessuna barriera, ideale ma anche fisica, come quelle che dividono le persone allo stadio. Se si può essere uniti e solidali come sta accadendo adesso davanti alla disastrosa alluvione in Romagna, si deve esserlo anche quando si va a vedere una partita».