E’ una notte dolce di primavera inoltrata quella che accompagna le ultime battute di recupero sul verde prato del Picchi, gli amaranto controllano il vantaggio di 2-0 che significa matematica salvezza, si attende il triplice fischio del sig.Giacomelli che arriva ed ecco che allora come per magia dagli altoparlanti del Picchi si alzano forti e struggenti le note e la musica di Ligabue, dalla curva nord appare uno striscione che recita a grandi caratteri le ultime parole di Morosini nello spogliatoio dell’Adriatico prima di scendere in campo ” ANDIAMO A PRENDERCI QUESTO RISULTATO ” e una gigantografia del ” Moro ” in maglia amaranto che sovrasta la scritta.
E’ un momento di grande commozione, un applauso fragoroso e l’urlo di tutto lo stadio, almeno 10.000 ieri sera, che scandisce il nome “Moro-si-ni…Moro-si-ni…” manda brividi freddi alla schiena ed inumidisce gli occhi. Un omaggio ed un ringraziamento dovuto e cercato verso quella stupenda persona che era PierMario Morosini ed al quale tutta la squadra ed i tifosi hanno voluto donare questo bellissimo risultato finale che solo poche domeniche addietro appariva quasi irraggiungibile. Si questo diremmo è il miracolo di Perotti capace di capitalizzare ben tre vittorie ed un pareggio nelle quattro gare dell’impossibile che lo hanno visto al timone della squadra. Si è capito subito che il Livorno aveva ritrovato la voglia, la caparbietà, la sicurezza di se stesso per raggiungere l’obiettivo oramai a portata di mano pur contro un Grosseto che viste le vicende di tre anni orsono (ricorderanno gli sportivi la semifinale di play-off con i torell imaremmani che arrivavano all’Ardenza forti del vantaggio acquisisto nella gara allo Zecchini e che ne uscirono sotterrati da 4 reti, finendo la gara in sette uomini col Presidente Camilli offeso e oltraggiato nella sua uscita, pure lui per espulsione, dal terreno di gioco) non ha mai mollato fino all’ultimo, solo che il Livorno visto ieri sera era ben altra cosa di quella squadra spenta, morta ed inguardabile delle ultime gare di mister Madonna, questa era una squadra corta, coperta, viva con un centrocampo che non ha mai concesso un metro agli avversari, una difesa perfetta ed un attacco dove se pur non brillava un nervoso Dionisi, dove non c’era per infortunio bomber Paulinho, c’era invece da stropicciarsi gli occhi a vedere un Bernacci di certo il migliore in campo assieme a Belinghieri, che teneva botta, distribuiva palloni colpiti in elevazione ed andava a mettere di testa il sigillo del raddoppio sulla gara con una perfetta scelta di tempo sul cross di Salviato, questo dopo aver regalato a Belinghieri autore di un goal splendido, l’assist della rete del vantaggio; e mister Perotti spiegava in sala stampa che lui credeva e conosceva bene questo giocatore che dopo le note vicissitudini aveva soltanto bisogno di tornare a credere in se stesso e nelle sue notevoli capacità, cosa avvenuta e ritrovata nel momento topico della stagione, poi dove qualche volta la squadra non è arrivata ci ha pensato saracinesca Bardi autore di almeno tre interventi determinanti a togliere ai maremmani velleità di recupero.
E così finisce nel migliore dei modi questa annata travagliata, con lo scampato pericolo della discesa dopo 13 lunghi anni nell’inferno della lega pro ed allora speriamo che la paura passata possa servire da stimolo al presidentissimo Spinelli che a breve incontrerà l’eroe della salvezza “MISTER PEROTTI ” per ripartire da qui con quest’uomo che sia che faccia l’allenatore (cosa che avrebbe lasciato intendere non gradirebbe molto) sia che torni alla scrivania potrebbe ricreare quell’ambiente, quel gruppo, quella squadra che la curva nord che ieri sera ha fatto vedere di non avere uguali a questo livello, assieme a tutta la tifoseria amaranto attende ormai spasmodicamente dopo la disgregazione dello storico gruppo che ci ha dato tutte le recenti grandi soddisfazioni che ben ricordiamo.