In occasione dell’elezione del presidente della FIGC che si terrà il 29 gennaio, SuperNews ha intervistato il candidato alla presidenza e attuale presidente dell’Assocalciatori, Damiano Tommasi. L’ex calciatore di Verona e Roma ci ha esposto i punti chiave del suo programma, presentando quelli che a suo parere potrebbero essere i provvedimenti giusti per il rilancio del movimento calcistico italiano.
Partiamo subito con un giudizio sulla presidenza Tavecchio che si è conclusa con la mancata qualificazione al mondiale, cosa giudica positivamente dell’ultimo triennio presidenziale?
Sono state fatte delle cose positive che si dovranno portar avanti ma dico che se ci fosse stato un coinvolgimento migliore di tutte le componenti della federazione le cose sarebbero andate diversamente.
In cosa si differenzia il suo programma da quello degli altri due candidati, Sibillia e Gravina?L’attenzione che possiamo dare noi all’aspetto sportivo è diversa da quella che è stata data fino ad ora dalla federazione e che gli altri candidati vorrebbero portar avanti. Cercheremo di dare il giusto risalto all’aspetto sportivo di qualsiasi prospettiva ovviamente tenendo conto dell’aspetto giuridico ed economico, dovrà essere tutto declinato verso un potenziamento del progetto sportivo a livello nazionale.
Quanto è difficile per un ex calciatore diventare presidente della FIGC?
Questo fatto dell’ex calciatore che non può diventare presidente della federazione mi sta un po’ spazientendo. Da una parte sembra che bisogna essere per forza un ex calciatore dall’altra sembra che per forza non ci possa essere un ex calciatore. Nessuno si concentra sulle individualità del candidato, sul suo essere adatto al ruolo o sul suo essere capace e questo mi disorienta. Credo che non è impossibile diventare presidente federale per un ex calciatore, l’unica cosa che mi dispiace di tutto questo è che per ora l’unico difetto che mi è stato trovato è stato quello di essere un ex calciatore, secondo me bisognerebbe guardare un po’ di più a quello che ho fatto da presidente dell’Assocalciatori e come l’ho fatto, a quello che potrei fare e se questo può andar bene per la prossima federazione. Mi aspetterei delle analisi più su quello che dobbiamo fare che sulla mia carriera da calciatore.
Dopo la sofferta mancata qualificazione al mondiale da cosa dovrà ripartire la nazionale e in toto il movimento calcistico italiano?
Bisognerà sicuramente ripartire dalla prossima federazione. Una federazione che possa portare avanti i progetti dando la giusta attenzione all’aspetto formativo dei giovani, che possa coordinare al meglio le diverse aree e che possa ripartire con il progetto “Club Italia” realizzato come una vera squadra di club.
Quanto è importante la costituzione delle seconde squadre e la loro partecipazione alla Lega Pro? Che vantaggi e benefici può dare?
Credo che bisognerebbe partire il prima possibile con il progetto delle seconde squadre contattando i club interessati, per poterlo mettere a punto nella maniera più condivisa possibile e fare in modo che tutti investano in questo progetto le giuste risorse. Questa iniziativa non è l’unica soluzione per risollevare il calcio italiano ma è molto importante soprattutto per i nostri giovani e per l’organizzazione di tante società che con le seconde squadre avrebbero modo di investire di più sul proprio settore giovanile, completando il lavoro di formazione in casa e magari avendo anche più attenzione verso i propri ragazzi.
Nel suo programma c’è anche la proposta di cambiare il regolamento della Coppa Italia, come crede di restituire appeal ad una competizione del genere? È replicabile il modello FA Cup?
La Coppa Italia è una delle competizioni che negli ultimi anni ha dato molte soddisfazioni alla lega perché il format proposto ha portato diversi introiti. E’ anche vero però che si può allargare la partecipazione alla competizione ad altre categorie e lo si può fare, anche in Italia per assurdo, senza cambiare di molto il regolamento. Basta concentrarci sul percorso che precede l’ingresso nella competizione dei club di A per allargare la partecipazione, magari fino alle categorie del dilettantismo. Ovviamente dovrà essere impostato un percorso di qualificazione diretta che preveda che un gruppo di squadre dilettanti possano arrivare a giocarsi qualche turno di Coppa Italia con squadre professionistiche. Il modello FA Cup è difficilmente replicabile perché rappresenta un’altra dimensione, i tifosi inglesi hanno un senso di appartenenza diverso alla competizione dal nostro.
Non sono mancate le polemiche sull’utilizzo della VAR, è favorevole all’impiego della tecnologia a supporto delle decisioni arbitrali?
Abbiamo approvato anche noi questo percorso e abbiamo sempre ritenuto che debba essere uno strumento al servizio dell’arbitro, sapevamo che non avrebbe annullato le polemiche e in alcuni casi le avrebbe aumentante ma è stato evidenziato recentemente che non ci sono state finora espulsioni per proteste. Ovviamente anche in campo avendo questo strumento si accettano in modo diverso le decisioni arbitrali. È soltanto l’inizio e sicuramente si può fare meglio ma sarebbe difficile oggi tornare indietro. L’iniziativa sta riscuotendo successo perchè da più parti si chiede la possibilità di introdurre la tecnologia anche in categorie minori dove ci si gioca la salvezza o la promozione.
È stato un grande calciatore della Roma, secondo lei cosa serve alla squadra di Di Francesco per ripartire dopo le ultime prestazioni negative?
In una stagione ci può stare di avere alti e bassi, sicuramente è anche un anno un po’ particolare perché porta al mondiale e ci saranno calciatori concentrati sul fatto di guadagnarsi la convocazione, non parlo ovviamente di giocatori italiani purtroppo. Credo che la Roma abbia fatto vedere che può fare bene con tutti, come tutte le squadre ha vissuto un periodo di difficoltà recentemente soprattutto in fase realizzativa ma credo che debba proseguire il cammino che stanno portando avanti. Sono state messe delle buone basi.