Dalla Pro Vercelli alla Super Lega

Dalla fatal Verona a Roma-Lecce, dal 5 maggio interista fino all’ultima impresa del piccolo grande Benevento nel fortino Juventus. Stiamo forse per dire addio a queste come ad altre favole sportive che hanno segnato la storia calcistica e non solo?

Sembrerebbe proprio di sì, dopo l’ultima fragorosa notizia che sta squassando il mondo del pallone a livello europeo. Si è formata la Super Lega, una sorta di circolo massonico del calcio che ha intenzione di soppiantare anche l’attuale Champions League e di fatto delegittimare campionati nazionali che ormai troppo poco danno quanto a “vil danaro”. La minaccia più volte paventata negli ultimi mesi è diventata realtà, con tanto di comunicato e sito ufficiale, seguìto da un atto costitutivo al quale forse mancavano solo le stimmate ufficiali della loggia massonica. Parole forti? Può darsi, se solo ci si vuole sforzare a considerare i tempi e il calcio business che già da un po’ ci circonda, e che comunque avevamo almeno imparato a digerire. Ma questo è troppo.

Pensare di annientare con un semplice accordo tra “eletti” (scelti poi da chi?) decenni di storia e passione, tradizioni e finanche costumi nazionali, sembra a noi poveri mortali veramente uno schiaffo morale. L’idea dei dodici club europei che hanno sottoscritto e in qualche modo avallato questo scempio (sei inglesi, tre spagnoli e tre italiani) è quella di arrivare a venti squadre coinvolte (per ora francesi e tedeschi non ne hanno voluto sapere) che ogni anno si contenderanno un titolo che sa di brand, più che di merito sportivo. Ah, quello poi, te lo raccomando. Letteralmente accartocciato e messo sotto i piedi da una scelta arrogante quanto presuntuosa, forse anche alla lunga controproducente. Ma tant’è, il dado è tratto. E solo il tempo ci dirà dove questa iniziativa finirà per portare il calcio europeo. Per ora c’è sorpresa, sdegno, incredulità, anche un pizzico di curiosità. Di vedere dove questi signori vorranno veramente spingersi. Di conoscere le loro reali intenzioni quanto al resto del mondo del calcio. Per intenderci, quel fastidio puntuale e sistematico che rischia di diventare il campionato nazionale, relegato a seconda scelta della domenica per i club “eletti”. Quasi un week-end di svago tra una passerella internazionale e l’altra della Super Lega. Per non parlare delle varie coppe nazionali, che a questo punto potrebbero anche essere abolite visto che sarebbe difficile anche solo trovarne una collocazione.

A meno che i Super signori della Super Lega non riescano a fare il miracolo di allungare di qualche settimana i 365 giorni ormai consueti di un anno solare. Che noia, cambiamo pure quello! In realtà non sappiamo al momento dove questo tsunami fresco di giornata condurrà il mondo del calcio, tra minacce, prese di posizione anche politiche e possibili ritorsioni non solo sportive. Vogliamo solo provare a immaginare questo sport (perché di questo si tratta) già proiettato in questa nuova realtà. In una ipotetica giornata come l’ultima di campionato, incastonata a fatica tra un turno e l’altro di Super Lega. Con l’Inter che gioca con lo scudetto quasi in tasca sul campo di un Napoli che lotta per cosa? Boh. O la stessa Juventus che scende in quel di Bergamo al cospetto di un’Atalanta che sale al terzo posto, prima tra le “non elette”. O a tutte quelle gare che fatalmente perderanno qualsiasi interesse sportivo. Che sciocchi, ancora a rincorrere un merito sportivo che è ormai tremendamente anacronistico, travolto da un business che viaggia a velocità supersonica. Un business in nome del quale una bella notte d’aprile dodici “eletti” del calcio europeo decidono di tirarsi fuori dal vecchio sistema, eleggendosi numi tutelari del calcio. Schiacciati da debiti a molti zeri, con l’incubo di un ridimensionamento globale, questi signori non hanno guardato in faccia a nessuno. E proprio in un momento così difficile come quello attuale, invece di accettare una realtà dura per tutti ma pur sempre solidale in nome dello sport più amato del mondo, che fanno? Sbattono la porta e si chiudono in dorate stanze dalle quali prima o poi usciranno per concedersi ogni tanto alle vili abitudini pallonare nazionali. Non ci scandalizziamo, no. Ma non potrete mai chiederci di vendere la storia. Come non potrete mai pretendere che milioni di tifosi si possano identificare in quello che sport non sarebbe più. Dagli scudetti della Pro Vercelli fino all’epopea del grande Torino. Dai grandi duelli scudetto metropolitani fino ai trionfi poetici di Roma e Napoli. Per arrivare a tutte le storie patrie del calcio del Duemila, fino a quel Benevento che espugna lo Juventus Stadium e scrive l’ennesima pagina di uno sport che magari non sarà mai Super. Ma che forse proprio per questo ha accompagnato la storia di mezzo mondo con passione. E speriamo continui a farlo ancora per tanto tempo, lor Signori permettendo.

Antonio Lionetti