La Coppa d’Africa, evento calcistico di risonanza mondiale, ha già aperto il sipario sulla sua 34a edizione a partire dalla giornata di ieri, 13 gennaio ad Abidjan, Costa d’Avorio. Tuttavia, la particolarità di questa edizione risiede – per l’ennesima volta – nella sua collocazione invernale, una mossa decisa per affrontare le sfide climatiche del Paese ospitante.
Dire che inizialmente programmato tra il 23 giugno e il 23 luglio 2023, il torneo è stato posticipato a causa delle forti piogge caratteristiche del periodo estivo in Costa d’Avorio. Il timore di condizioni meteorologiche avverse, accentuato dall’arrivo del fenomeno climatico El Niño, ha spinto gli organizzatori a spostare l’evento al periodo invernale, un cambiamento che, se da un lato dovrebbe garantire minori problemi climatici, dall’altro crea complicazioni con i principali tornei europei. Pertanto la Coppa d’Africa 2023 si gioca a… gennaio 2024.
Il palcoscenico d’apertura p stato l’Alassane Ouattara Stadium, pronto a ospitare l’entusiasmante sfida tra 24 nazioni che si contenderanno il prestigioso trofeo continentale.
Perché la Coppa d’Africa non si gioca a fine sstagione?
La biennalità della Coppa d’Africa, oggetto di discussioni e controversie, è una caratteristica peculiare di questa competizione rispetto ad altri importanti tornei calcistici continentali. La sua cadenza regolare ha portato spesso l’Europa a sollevare il problema della stagionalità, con il torneo posizionato in inverno anziché in estate per evitare le temperature estreme.
Tuttavia, le ultime due edizioni, compresa quella in corso, erano state inizialmente programmate per l’estate, in un tentativo di accontentare le proteste dei club europei, i quali contribuiscono massicciamente alla competizione con i propri giocatori. Tuttavia, la natura di questa scelta, considerato il clima africano, ha portato al ritorno alla programmazione invernale.
Il dato che fa infuriare i club europei è il forte impatto della Coppa d’Africa sulle loro squadre. Con il 65% dei convocati provenienti dai club europei, la competizione vede la partecipazione di giocatori di vario calibro, dai titolari ai panchinari, creando un’assenza potenzialmente prolungata dai loro club, fino a sei settimane in piena stagione.
In un’edizione che vede quasi un terzo dei giocatori convocati nati in Europa, il flusso migratorio si inverte, con i discendenti di africani emigrati in Europa che tornano al continente d’origine per rappresentare le loro nazionali. Una realtà che, nonostante le sfide e le discussioni, non ha alterato la biennalità di una competizione che, ancorata alla sua storia, continua a destare la curiosità del mondo calcistico.