Lettera aperta di Mauro Paganelli sulla mancata iscrizione del Borgo a Buggiano
Oggi è il giorno della “consapevolezza”. Non riesco a trovare una parola diversa che possa esprimere il senso che è all’origine della mancata iscrizione al campionato di Lega Pro Seconda Divisione a cui l’US Borgo a Buggiano 1920 ha preso parte in queste due ultime stagioni e che orgogliosamente rappresento in continuità da 17 anni.
La consapevolezza a cui mi riferisco riguarda sostanzialmente alcuni aspetti che sono i veri motivi della rinuncia a disputare il prossimo campionato; rinuncia che, di fatto, chiude una lunga tappa di un percorso vincente che rimarrà incancellabile nella storia di questa gloriosa società, nel mio cuore e in quello di pochi/molti altri. Il resto, e mi riferisco a quei “borghigiani” che l’hanno seguita più al bar e sui giornali che allo stadio, poco mi interessa francamente; in troppi, in questi anni, non si sono resi conto, oppure hanno sottovalutato cosa stesse accadendo e se ciò che stavano vivendo fosse un sogno o realtà. Che forse si pensava che giocare in un campionato professionistico fosse, per Borgo a Buggiano, un diritto acquisito per grazia divina?
Del resto io non ho mai preteso né chiesto niente a nessuno e ciò che ho fatto l’ho fatto liberamente, senza costrizioni, anche se in “perfetta solitudine” purtroppo. Vorrei sottolineare con forza due aspetti che qualcuno, certamente in malafede, tende a non considerare e cioè che quanto realizzato in questi anni è stato ottenuto “senza avere interessi personali” e “con risorse personali”, solo ed esclusivamente per il mio orgoglio di borghigiano; mai ho coinvolto l’azienda in questa mia “lucida follia” se non per il nome sulla maglia che forse ha dato, in giro per l’Italia, un minimo di riconoscibilità a questo paese il cui nome non fa certo bella mostra sulle carte geografiche e che spesso si fa fatica persino a pronunciare. Uno dei pochi casi, forse l’unico in Italia, dove è la squadra che “sponsorizza” lo sponsor e non viceversa.
Fatta questa lunga ma, per me, importante premessa vengo al punto ed ai motivi della “rinuncia ad iscriversi”. Infatti in questa decisione finale, lungamente meditata e molto sofferta, c’è da un lato l’amarezza di essere costretti ad abbandonare ma, allo stato dei fatti, l’oggettiva consapevolezza che questa era l’unica soluzione praticabile e di buon senso per evitare disastri.
La mancanza di una “casa stabile”, che per una società di calcio è lo stadio, di un supporto economico come in passato di una società di categoria superiore e altre considerazioni personali sono all’origine di questa decisione.
Abbiamo ben impresse nella mente le peripezie a cui siamo andati incontro in queste ultime tre stagioni, compreso l’anno della serie D, dove per disputare il campionato siamo stati costretti a chiedere ospitalità a destra e a manca con costi e disagi per la squadra e i tifosi alla lunga insostenibili. Abbiamo comunque sempre affrontato le difficoltà con impegno e spirito di sacrificio, cercando di guardare avanti e affrontare un problema alla volta. Purtroppo, quando abbiamo capito che il nostro destino sarebbe sempre stato quello di dover bussare alla porta di qualcuno per chiedere ospitalità, ovvero che mancava una prospettiva futura seria e stabile, ci siamo convinti che era arrivato il momento di staccare la spina.
Lo stadio, come la casa per ognuno di noi, è fondamentale per la vita di una società di calcio professionistico che ha necessità di viverci quotidianamente per poter organizzare la propria attività; è pur vero anche che una società di un paese di 8000 abitanti che conta in media 100 tifosi allo stadio (la piu’ bassa della Lega Pro) non vedo come si possa permettere di costruirlo. Pensate che, già nel primo anno di Lega Pro, eravamo nel 2011, la società si era fatta carico di una profonda ristrutturazione del valore di € 300.000 per fare nuove tribune e altre opere accessorie per rendere agibile lo stadio Benedetti che mi preme ricordare, molti ci invidiano in quanto è uno stadio/giardino accogliente e ospitale.
Ci abbiamo giocato una stagione in deroga (mancava l’impianto di illuminazione) e poi è cominciato il pellegrinaggio. Ora che non siamo più in Lega Pro nello stadio rimangono le tribune e il resto delle opere fatte che sono state inutili; certo, rimane la soddisfazione di aver fatto un “gioiellino”, ma chi ci risarcirà di quelle spese fatte su un bene comunale??
Siamo tra gli ultimi arrivati in Lega Pro e tra i primi, ahinoi, ad andarsene ma nella breve esperienza abbiamo maturato alcune considerazioni che vogliamo esternare proprio nel momento in cui ce ne andiamo. Continuiamo a chiederci, ma senza polemica: è sensato pretendere una capienza di 1.500 posti per la seconda divisione quando la media spettatori 2012-13 è stata di appena 400? E’ giusto che venga fatto obbligo di dotarsi di un impianto di illuminazione quando mai abbiamo giocato una partita in notturna?? Noi non abbiamo notizia di una partita sospesa in inverno per oscurità.
Noi non pretendiamo di dettare le regole, figuriamoci, siamo i primi che le vogliono e le rispettano, ma auspicheremmo maggiore ragionevolezza su questi aspetti e maggiore integralismo su altri che ci sembrerebbero più importanti. Abbiamo adempimenti amministrativi che poco o nulla hanno da invidiare alle società quotate in borsa, francamente esagerati, ma non siamo affatto così sicuri che tutti vi si attengano e vi si siano scrupolosamente attenuti come abbiamo fatto noi.
In questo particolare contesto economico, a parer nostro tenere le maglie un po’ più larghe nei regolamenti non sarebbe sinonimo di debolezza, ma solo un esercizio di buon senso.
Speriamo di sbagliarci ma per il futuro della Lega Pro prevediamo momenti difficili; i costi sono divenuti assurdi, insostenibili e ci pare incoerente, oltre che diseducativo, che giovani di 20 anni che hanno la fortuna di vivere un sogno (salvo poi dopo qualche anno ritrovarsi a giocare nei dilettanti o smettere di giocare) debbano costare alle società quanto un impiegato di buon livello, magari laureato, oltre vitto e alloggio…e a nostre spese dobbiamo fargli anche l’assicurazione integrativa per gli infortuni. Stare nei “professionisti” non deve voler dire spendere “per forza” oltre un milione a stagione, a meno che nel conto non vadano a figurare anche gli investimenti; ma giocare in Lega pro è un investimento o un vizio come scommettere ai cavalli o giocare a carte?
Le società hanno tutte fini di lucro, sulla carta, ma non vedo l’ora di vedere un bilancio in utile; eppure una funzione sociale il calcio professionistico ce l’ha, dando lavoro ad un sacco di gente. Credo che si dovrebbe fare uno sforzo per contenere i costi e mettere le società, almeno quelle virtuose e che non fanno marachelle, nelle condizioni di sopravvivere senza svenarsi o essere costrette ad alzare bandiera bianca. Onestamente e forse un po’ presuntuosamente penso che per la Lega Pro perdere il Borgo a Buggiano sia una sconfitta. Dopotutto la società abbandona per stanchezza e mancanza di prospettive ma non certo per i bilanci in disordine!!
Da un punto di vista economico, fin dall’inizio, per partecipare alla categoria abbiamo sempre ritenuto indispensabile, insieme alle inevitabili risorse proprie, unire quelle provenienti da collaborazioni tecniche con società di categoria superiore . Nelle due stagioni trascorse infatti siamo riusciti nell’intento, instaurando una collaborazione tecnica economicamente molto importante con l’AC Siena che ci ha aiutato in modo determinante a disputare questi campionati. Questo rapporto ci ha assicurato un introito supplementare legato all’impiego dei giovani calciatori che venivano dal loro settore giovanile. Nella prossima stagione però, a causa delle difficoltà economiche seguite alla loro retrocessione, avremmo dovuto fare a meno di questo importante sostegno. Abbiamo tentato di proporre lo stesso schema anche ad altre società che, o per l’effetto della nuova riforma di Lega Pro unica o forse perché pensano (ahimè con ragione) che dalla Lega Pro raramente escono giocatori da serie A, non hanno ritenuto interessante il progetto.
Di certo poi, giocare il prossimo campionato con 9 retrocessioni sarebbe stata una lotta al massacro.
La situazione economica generale attuale poi, e quella della nostra realtà in particolare che è sotto gli occhi di tutti, rendono oggettivamente impossibile reperire risorse di qualunque natura, siano esse sponsorizzazioni o altri contributi, per non parlare degli incassi dello stadio, che non coprono nemmeno la metà di una (dico una!) mensilità di stipendi.
Infine, la sensazione di solitudine intorno a me, il disinteresse della maggior parte della comunità borghigiana e non, ha fatto il resto inducendomi a non continuare in questo progetto e a rinunciare. Da un punto di vista personale sono sereno per questa decisione ma allo stesso tempo anche dispiaciuto per l’occasione che la Valdinievole tutta ha perduto e sprecato per non aver sfruttato questo titolo prestigioso, faticosamente conquistato, dando vita a quella Unione che, dopo il compianto Marcello Melani negli anni 60/70 piu’ volte nel corso di questi anni ho inutilmente riproposto. Io penso che in Italia oggi non possiamo piu’ permetterci di vivere di “campanili” perché i “campanili piccoli” non hanno risorse; la nuda e cruda realtà economica ci obbliga ad unire le forze se si vogliono raggiungere obbiettivi ambiziosi con una sostenibilità finanziariamente e moralmente accettabile. In Valdinievole, in pochissimi chilometri sono racchiusi 6 comuni che insieme fanno quasi 100.000 abitanti e che avrebbero potuto avere “gratis” una squadra in Lega Pro e, con un modesto investimento, uno stadio tutto loro dove giocare…anche di notte!! Bastava solo un minimo di lungimiranza e di coraggio.
Cosa sarà e cosa farà nel prossimo futuro l’U.S. Borgo a Buggiano 1920 ??
Nei prossimi giorni farà richiesta alla LND per essere iscritta alla terza categoria, piu’ consona alla nostra realtà paesana da 100 spettatori a partita e più aderente alla situazione economica attuale. Se ci saranno tutte le condizioni necessarie poi, proveremo a mettere in campo una nuova sfida a cui non abbiamo mai partecipato con grande impegno: quella del settore giovanile provando a darci per il futuro un obbiettivo ambizioso!
Alla fine volevo ringraziare quanti, insieme a me, hanno collaborato in questa meravigliosa avventura che ci ha portato a disputare una categoria difficilmente immaginabile per Borgo a Buggiano, vivendo anni di soddisfazioni e di grandi successi frutto del lavoro, dell’organizzazione, dell’onestà, della passione, della determinazione, del coraggio e della caparbietà che ci hanno fatto guadagnare sul campo la stima e il rispetto di molti, anche fuori dal mondo del calcio che conta. Abbiamo fatto gioire tante persone che ci hanno voluto bene e incoraggiato e tante altre, forse molte di più, le abbiamo fatte ingelosire e rosicare.
Un ringraziamento speciale a mister Masi e a tutti i ragazzi e lo staff tecnico che quest’anno hanno conquistato una salvezza meritata disputando un campionato formidabile. Ma un grazie va a tutti nessuno escluso, compresi i calciatori di tutte le stagioni passate, i direttori sportivi, gli allenatori, i preparatori atletici, i massaggiatori, i dottori, gli autisti, i magazzinieri, i custodi e le tante persone e i molti collaboratori che hanno dato il loro fattivo contributo per portare a termine questo progetto vincente iniziato nel 1996 e conclusosi ieri.
Si scioglie una squadra fantastica, un gruppo di lavoro affiatato e vincente i cui componenti sicuramente continueranno a primeggiare anche altrove…grazie grazie e ancora grazie!
Non me ne vogliano gli altri che non nomino, ma mi sento in dovere di dire un grazie speciale a mio fratello Antonio e al DS, amico leale e fedele, Maurizio Tanfani, a cui auguro sinceramente le migliori fortune sportive e non.
Sento l’obbligo di scusarmi con gli allenatori e i ragazzi che con grande entusiasmo la prossima stagione avrebbero dovuto far parte dei giovanissimi e allievi nazionali…noi ci abbiamo provato fino in fondo ma non ce l’abbiamo fatta. Fatelo sempre anche voi e la sconfitta, quasi sempre amara, sarà accettata piu’ serenamente.
Mauro Paganelli